Festa degli infermieri, ma sono sempre meno

Il 12 maggio ricorre la Giornata internazionale dell’infermiere. «La carenza di infermieri è grave» spiega Beretta, direttore delle professioni sanitarie Asst. Allestita una mostra nella hall dell’ospedale Manzoni di Lecco

Il 12 maggio è la Giornata internazionale degli infermieri e delle infermiere, ma c’è poco da festeggiare. La professione, amatissima da chi la pratica, convince sempre meno giovani, sia perché non “paga” molto economicamente, sia perché è sempre più pesante, visti i carichi di lavoro, attendere a tutti i servizi che devono essere svolti, soprattutto nella sanità pubblica.

Giorgio Beretta è direttore delle professioni sanitarie Asst: “Lo slogan della giornata dell’infermiere è “Nutrire la salute”. Ma questo slogan è fondamentale perché per poterlo fare, ci vogliono gli infermieri. Purtroppo la carenza di infermieri è grave, qui come altrove. Bisogna dire che la risorsa infermieristica è fortemente in crisi. Se il rapporto ideale è di un infermiere ogni sei pazienti, a Lecco siamo a un infermiere ogni dodici-tredici. Il percorso di formazione dentro il canale universitario implica una crescita di competenze e conoscenze. Questa professione non è più ancillare a nessun altra, tantomeno ai medici e agli altri operatori, ma bisogna rendersi conto che l’infermiere è una delle partite dell’equipe. Soprattutto perché assistere, in latino “ad sistere”, vuol dire stare vicino, al paziente, e questo è sempre più importante, ma si dovrebbe farlo in maniera sempre più corretta numericamente”.

Chiara Airoldi è in dolce attesa e oggi opera in palazzina amministrativa, mentre prima era in blocco operatorio. Per lei è chiaro cosa non va: “La difficoltà principale è la turnazione, per noi. Sabati, domeniche e festivi si confondono. Spesso e volentieri l’infermiere viene richiamato in servizio e nella nostra Asst di Lecco gli operatori sono davvero pochi. C’è una fuga degli infermieri verso le cliniche private. E anche verso la Svizzera”.

Ma allora perché uno dovrebbe scegliere questa professione? Maddalena Castelnuovo, che lavora in Pediatria, la spiega così: “La scelta è di volersi prendere cura dell’altro, la finalità ultima degli infermieri è questa. Il “to care” sia nell’ambito della malattia, sia nell’ambito della prevenzione, della informazione, dell’essere a disposizione degli altri per ogni esigenza sanitaria”. La figura infermieristica è sempre più qualificata, viene da un diploma di laurea, risponde a un codice etico. Il tutto non sempre è ripagato da adeguati stipendi e considerazione, neanche in ambito ospedaliero, ma sicuramente quella infermieristica è una professione che dà soddisfazione: “Sicuramente – ammette Maddalena Castelnuovo - l’infermiere ricopre un ruolo centrale nell’assistenza al paziente e insieme a medici, fisioterapisti, Oss, Asa, si prende carico del paziente per garantirne la salute. Nonostante le difficoltà, questa è un professione che ti dà tanto sotto il profilo della relazione umana e ti consente così di prenderti carico del tuo assistito a 360 gradi”. E Chiara Airoldi conclude: “L’infermiere ha un proprio profilo professionale, un codice etico e una valorizzazione all’interno della società”.

Nella hall dell’ospedale gli studenti del corso di laurea in infermieristica dell’Università Bicocca hanno allestito una mostra coordinata da Lucia Rosa Olivadoti della direzione delle professioni sanitarie: “La mostra celebra la giornata dell’infermiere e nasce dall’integrazione tra il corso di laurea, la direzione professioni sanitarie e la struttura qualità e gestione del rischio e utilizza la tecnica della poesia visiva per unire in modo ingenuo, ovvero universale, immagini al testo scritto perché il linguaggio arrivi agli infermieri, ma anche a tutte le persone che passano dalla hall e riflettano su alcune buone pratiche operate all’interno dell’Asst di Lecco”.

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