Caso AstraZeneca, le rassicurazioni dell’esperto: «Pochi effetti avversi
e certamente non dopo due anni»

Intervista al lecchese Carlo Signorelli, presidente del comitato nazionale vaccini (Nitag) e professore di Medicina preventiva al San Raffaele di Milano. In provincia di Lecco sono state 182.291 le dosi inoculate del vaccino oggi ritirato

Carlo Signorelli, presidente del comitato nazionale vaccini (Nitag) nonché professore di Medicina Preventiva al San Raffaele di Milano, lecchese “doc” e grande esperto di vaccini era stato uno dei primi, in tempi non sospetti, ossia il 10 giugno 2021, in piena campagna vaccinale, ad affermare in un’intervista al quotidiano La Provincia di Lecco: «Abbiamo il dubbio non risolto di effetti collaterali gravi per AstraZeneca e abbiamo l’indicazione di consigliarlo solo sopra i 60 anni. Ma notiamo oramai sempre più spesso che questo è un vaccino sgradito, per cui se non ci sono problemi di forniture, e pare non ce ne siano più, bisogna inoculare gli altri vaccini, perché avremo meno rifiuti e chiuderemo prima la campagna vaccinale». Ora che le cose si sono ulteriormente chiarite, e aggravate, Carlo Signorelli ritorna su quel primo dubbio e dispensa calma e tranquillità a tutti i lecchesi e agli italiani.

Professore, cosa facciamo con questo vaccino AstraZeneca? È davvero pericoloso? «Questo vaccino da due anni non viene più utilizzato. Abbiamo usato poi solamente i vaccini a Rmna. Si possono discutere gli effetti collaterali, ma oggi tirarlo fuori è sbagliato».

Ma chi l’ha oramai fatto? A distanza di due anni o più, corre ancora rischi? «Gli effetti collaterali si palesano in tempi brevi. Massimo in qualche mese. Chi ha fatto AstraZeneca ha corso un rischio maggiore di chi ha fatto altri vaccini, ma, nel contempo, ha corso un rischio sempre inferiore a quello che stava correndo con il Covid di quei periodi, soprattutto se apparteneva a categorie a rischio. Per cui è andata bene. Consideriamo che in quel momento avevamo pochi dati a disposizione e grande necessità di cominciare la campagna vaccinale. Siamo stati il Paese che più ha tutelato la vita di milioni di persone, avendo un numero complessivo di morti, nella seconda fase, inferiore agli altri Paesi. Poi uno la racconta come vuole, ma in quel momento era una necessità. La mortalità nei paesi dell’Est, dove hanno vaccinato meno, è stata superiore. Poi ognuno rimane della sua idea».

Non è stata un’imprudenza, comunque, basarsi su quei pochi dati a disposizione? «Complessivamente no, perché in quel momento non c’erano vaccini e bisognava iniziare a coprire la popolazione. C’è stato un rischio, certo, ma è stato un rischio corso a fronte di un vantaggio rilevante che, infatti, ha dato un risultato positivo. Chiaro: ci sono stati effetti collaterali su milioni di dosi, nell’Astra Zeneca più che negli altri due vaccini. Le percentuali non le so e non so neanche se sono disponibili, perché la raccolta sui dati degli effetti collaterali è abbastanza complicata. Ma indubbiamente queste trombosi ci sono state, inutile negarlo».

C’era stato, però, e lei ne è stato testimone, un primo allarme, già nel 2021, su AstraZeneca. Non è così? «All’inizio lo volevano fare tutti, erano momenti molto concitati in cui dalla sera alla mattina cambiavano le cose: però non avevamo dati, in realtà. Non avevamo certezze».

E questo non è grave? Come hanno fatto ad approvarlo questo vaccino? «È stata usata una procedura di emergenza, veloce, con casistiche basse. E comunque sia gli effetti rari, collaterali, a volte nelle sperimentazioni sull’efficacia non si vedono, in così breve tempo. Tanto è vero che il farmaco, obbligatoriamente tutti i farmaci, quando viene registrato, viene abitualmente messo sotto monitoraggio per due anni, per valutare gli effetti a lungo termine o rari. Fu indubbiamente una forzatura ma dovuta alla necessità di sanità pubblica di avere un vaccino a disposizione e che ha portato grandi benefici».

Stiamo tranquilli, dunque, ora? Davvero effetti a lungo termine non ci saranno? «No. Se uno non ha avuto problemi nel giro di qualche mese dall’inoculazione non li avrà più. O, almeno, non causati da AstraZeneca».

Ma alla fine, allora, i No Vax avevano un po’ di ragione a diffidare? «Cosa c’entra? Sostengono teorie non scientifiche. Quindi in quel momento c’era un’avversione ma nessuno sapeva come sarebbero andate le cose. Non c’era chi aveva ragione o torto. Non avevano né ragione né torto. Non portavano, spesso, dati scientifici alle loro asserzioni. E tutti i vaccini, tutti i farmaci direi, possono avere effetti collaterali ma a fronte di un beneficio di sanità pubblica indubitabile. Ma ognuno è libero di rimanere della sua idea, naturalmente».

Per quanto riguarda le somministrazioni sul territorio, sono state 182.291 le dosi di Astra Zeneca inoculate a Lecco tra prime e seconde dosi, prima dello stop che è arrivato praticamente nel 2022 quando si parlava di terze dosi o dosi booster.

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