Morta al Fly Emotion, firmati gli avvisi di garanzia

Non è più a carico di ignoti il fascicolo per omicidio colposo relativo all’indagine per la morte di Ghizlane Moutahir, la 41enne di origini marocchine, in Italia da molti anni e residente a Sant’Angelo Lodigiano, che ha perso la vita nella tarda mattinata di domenica precipitando nel bosco da circa 30 metri di altezza mentre stava provando l’esperienza adrenalinica di Fly Emotion, la zipline che consente di sorvolare la Valle del Bitto.

La Procura di Sondrio ha iscritto diversi nomi sul fascicolo d’indagine, ma al momento non è possibile sapere quante siano le persone indagate. Si sa, però, che nei giorni scorsi sono partiti diversi avvisi di garanzia, non tutti però risultano al momento notificati. E se oggi la situazione non dovesse cambiare e le notifiche non dovessero risultare ricevute dagli indagati, la Procura potrebbe essere costretta a rinviare l’esame autoptico in modo da garantire a tutte le parti in causa di nominare consulenti di parte che potranno essere presenti all’autopsia, effettuata in sede di incidente probatorio. Si spera, comunque, di poter mantenere la data originaria ed effettuare l’esame domani come previsto.

Sarà l’anatomopatologo Luca Tajana dell’Istituto di medicina legale di Pavia ad effettuare l’esame autoptico, dal quale si potrà capire, tra l’altro, se la 41enne, come qualcuno ha ipotizzato in un primo momento, abbia avuto un malore che possa in qualche modo aver contribuito alla sua tragica morte. Gli indagati avranno poi ovviamente diritto anche di nominare consulenti di parte per gli altri accertamenti per i quali la Procura ha già individuato periti. Gli esperti dovranno esaminare ad esempio l’imbrago, rimasto appeso sulla fune dopo che la donna era precipitata nel vuoto da 30 metri di altezza, per accertare innanzitutto se fosse integro e, poi, se sia stato indossato e assicurato regolarmente. Ma non solo. I periti dovranno rispondere anche ad altre domande, ad esempio sul perché la 41enne si sia fermata a venti metri dalla stazione di di Bema, invece che rallentare la corsa per poi fermarsi solo all’arrivo.

L’arrivo della prima stazione è infatti realizzato in modo da rallentare la corsa prima che il carrello entri nella stazione. La pendenza del cavo di acciaio si addolcisce in modo da ridurre la velocità. Il freno vero e proprio – una sorta di ammortizzatore, coadiuvato da una fune – entra in azione solo una volta superata la piattaforma di arrivo. Invece, domenica il carrello si è bloccato quando mancavano una ventina di metri.

Resta da capire intanto quanti e chi siano gli indagati. Probabilmente gli operatori dell’impianto che si sono occupati dell’operazione di imbrago della donna, ma anche gli altri dipendenti presenti e che, per un motivo o per l’altro, hanno avuto a che fare con la traversata della donna. Poi, sicuramente i responsabili della sicurezza, ed è quasi scontato che sul fascicolo ci sia anche l’amministratore delegato di Fly Emotion, Matteo Sanguineti.

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