“La bussola nel cuore, solo l’amore può vincere”, la potenza dei legami durante la Grande Guerra

“La bussola nel cuore, solo l’amore può vincere…” , pubblicata dal Gruppo Albatros Il Filo , non racconta semplicemente una storia, ma rivela testimonianze preziose , custodite dalla famiglia dell’autore Giorgio Comini e giunte fino a lui ancora intatte. Testimonianze che Giorgio Comini ha deciso di raccogliere, ordinare e raccontare fedelmente , tramite una narrazione pulita ed elegante . I numerosi personaggi che compaiono nel romanzo, ben caratterizzati dalla precisa penna dell’autore, sono in effetti persone realmente esistite: Camillo Comini e Angela Bertelli, protagonisti principali dell’opera, sono i nonni paterni dell’autore.

L’opera si ambienta negli anni della Prima Guerra Mondiale, descrivendo gli eventi che coinvolgono tre soldati, tra cui Camillo, in trincea sul Carso; contemporaneamente racconta lo scorrere della vita nel piccolo paese lombardo di Nave , collocato tra le Prealpi bresciane e Brescia: con dovizia di particolari l’autore narra la difficoltosa quotidianità su entrambi i fronti, la precarietà della vita in trincea come quella in paese, da una parte il coraggio di fronte al nemico e alla morte stessa, l’attaccamento alla vita che scaturisce dalla paura ed è mossa dalla volontà di tornare a casa e rivedere i propri cari; dall’altra l’austerità e le rinunce , le lunghe attese e la costante preoccupazione di un paese ridotto alla povertà dalla guerra. Da entrambe le parti l’elemento comune è la fede : nel descrivere le tribolazioni dei personaggi afflitti dalla guerra e di come essi trovino rifugio nella fede, l’autore dimostra una sopraffina padronanza dell’argomento, sicuramente frutto della sua esperienza teologica: nato proprio a Nave, dove si ambienta la sua opera, l’11 maggio 1967, si laurea in teologia con baccellierato nell’Istituto Teologico dell’Italia Settentrionale e viene consacrato sacerdote per la diocesi di Brescia. Dopo quattro anni come vicario parrocchiale viene inviato a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana dove consegue la laurea in Scienze Sociali; consegue inoltre la laurea in Scienze Politiche presso l'università Cattolica di Milano. Ricopre poi la carica di direttore dell’Ufficio Famiglia presso la curia vescovile di Brescia e dal 2006 al 2021 è anche direttore del Consultorio diocesano. Dal 2003 a oggi è insignente di Sociologia generale e Sociologia della religione presso l'Istituto teologico San Paolo VI di Brescia e, dal novembre 2021, ricopre la carica di Rettore del santuario Madonna della Stella.

“La bussola nel cuore, solo l’amore può vincere…” è la sua quarta opera e dimostra un’evidente raffinatezza narrativa, un linguaggio chiaro ed esaustivo e allo stesso tempo profondamente emotivo , senza però mai scomporsi: la penna di Giorgio Comini procede senza sbavature e da essa si dipanano eventi che hanno il valore del ricordo tramandato oralmente, che diventa una testimonianza inestimabile quando viene trascritto e fissato nel tempo; storie come questa non possono smarrirsi, venir dimenticate: il significato di quegli eventi, la forza e il trionfo dell’amore e della fede in un panorama disperato, racchiudono un messaggio di speranza che l’autore vuole offrire al lettore. Sono vicende che insegnano che anche nei momenti di maggiore difficoltà si può trovare la forza per rimanere in piedi, uniti l’un con l’altro e insieme capaci di superare ogni avversità.

“La bussola nel cuore, solo l’amore può vincere…” è un romanzo che non nasconde gli orrori della Grande Guerra, eppure non fa della guerra il suo tema centrale: ma parla d’amore, di fratellanza e di saldissima fede. La trama si muove lungo binari determinati dalla relazione d’amore tra i due fidanzati, Camillo e Angela, l’uno alla trincea della Bainsizza, l’altra a Nave. Oltre ai temi della guerra e dell’amore, sono ben raccontati anche i valori che emergono e cambiano nei momenti di conflitto, a volte risaldandosi, altre volte smarrendosi: l’amicizia e il perdono, la famiglia , sono tutti argomenti che Giorgio Comini non manca di analizzare con minuziosità.

Nella postfazione della sua opera l’autore rivela che tutto ciò che racconta nella sua opera l’ha appreso da suo padre, terzo e ultimo figlio dei nonni protagonisti del romanzo. Suo padre aveva ascoltato le poche e caute testimonianze di Camillo, sempre schivo a parlare della sua esperienza in guerra: ma l’essere rimasto sepolto per alcuni giorni sotto un camminamento di trincea per poi uscirne vivo fu un evento tanto eccezionale da non poter essere nascosto.

Con quest’opera, Giorgio Comini conduce il lettore in un sentiero di ricordi inestimabili, trasposti su pagina con raffinata eleganza, con stile aggraziato ma non necessariamente gentile : sa raccontare con precisione la realtà di guerra senza ammorbidirla, in questo aiutato dai racconti che gli sono stati tramandati da chi la guerra l’ha vissuta sulla propria pelle; al contempo riesce a far risaltare l’amore e la speranza con grande vividezza all’interno di un contesto così cupo, come un faro di speranza durante una notte nuvolosa in cui il buio si addensa sempre più.

“Sepolti e protetti. Ecco, come si sentivano i tre Fanti. Se da un lato, il mondo gli si era rovesciato addosso intrappolandoli, dall’altro, erano stati accolti nel ventre della trincea. Alla fine non sapevano proprio dire se la loro fosse stata una buona o una cattiva sorte. Intanto erano vivi! Questo per un soldato rappresentava la base da cui partire, per giocare ancora una volta con le parole della speranza. Ad occhio e croce, la coltre che li copriva non doveva essere più spessa di un paio di metri. I calcoli li aveva fatti Bruno”, è con semplici ed efficaci parole che l’autore riesce a inquadrare gli stati d’animo dei tre soldati intrappolati sotto le macerie in trincea, tra cui suo nonno, donando realismo senza voler stravolgere la realtà degli eventi, senza mai esagerare né scomponendosi, ma evocando immagini profondamente suggestive : “L’unica cosa con cui scavare erano due cucchiai. Poi solo a mani nude si sarebbe potuto risorgere da quella tomba. Ferruccio aveva dei fiammiferi. La tanto amata pipa per un po’ sarebbe stata inerte. A lei, ora, non servivano più. Per i sopravvissuti, invece, erano fonte di vita. Ad ogni accensione gli pareva di riprendere fiato e gli sembrava di potercela fare. Anche se per un fugace attimo, quei bagliori restituivano umanità, tratteggiando le linee dei loro volti. Guardinghi e impauriti per lungo tempo rimasero in silenzio, cercando di carpire dai rumori di sopra le sorti della battaglia”.

“La bussola nel cuore, solo l’amore può vincere…” è una lettura stimolante ed emozionante, sapendo che ciò che racconta è la reale esperienza di chi ha vissuto con tanto coraggio situazioni così drammatiche, può essere fonte di ispirazione per i suoi lettori così come spera l’autore: Giorgio Comini rivela di nutrire la speranza che molti possano trarre giovamento dalla lettura, e possano diventare costruttori di pace e sognare un amore sincero e intenso, fugando violenza e odio: l’amore che ci ha fatto uscire dalla Grande Guerra con la voglia di ricominciare, di “scommettere ancora su questa pazza umanità: tanto fragile, ma ugualmente immensamente bella”.

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