Ragazzo preso di mira da bulli perchè autistico. Chat deliranti su WhatsApp

Il grave episodio di cyberbullismo a Merate. La famiglia del quindicenne si è rivolta all’associazione Edo is One che ha quindi denunciato l’accaduto ai carabinieri

Preso di mira da quattro bulli perché autistico. Con messaggi deliranti inviati attraverso una chat Whatsapp appositamente creata per prenderlo in giro e spaventarlo. Alla fine, la vittima, un quindicenne autistico del Meratese, non ce l’ha fatta più e ne ha parlato con i genitori. La denuncia ai carabinieri di Merate contro ignoti per cyberbullismo è stata però presentata dall’associazione Edo is One, a cui i genitori dell’adolescente si sono rivolti per cercare aiuto.

«Qualche giorno fa - racconta Francesco Castigliego, presidente di Edo is One - il ragazzo, che frequenta una scuola nel Meratese, è stato inserito in un gruppo di whatsapp da un piccolo gruppo di coetanei (tre o quattro). Si tratta di ragazzi a lui quasi del tutto sconosciuti, che non frequentano la sua stessa scuola, e che hanno deciso di realizzare questo gruppo con il solo scopo di attaccare le sue vulnerabilità».

Nella chat, sono stati inseriti una quarantina di persone e attività commerciali. Appena il gruppo ha raggiunto una certa consistenza, al ragazzo sono stati inviati messaggi deliranti. Uno diceva: “Ma sai che ho messo Gesù nella camera a gas?”. E un altro: “Faccio saltare la tua scuola, soprattutto l’indirizzo che frequenti».

Spaventato, temendo per sé e per i compagni, il ragazzo ha chiesto aiuto ai genitori e la vicenda è venuta a galla. «La famiglia - spiega Francesco Castigliego - si è spaventata tantissimo. Non aveva il coraggio di denunciare l’episodio ed è venuta da noi, che siamo andati dai carabinieri con gli screenshot e presentato denuncia per cyberbullismo. «Forse - conclude Francesco - è stata solo una bravata ma non la si può liquidare così. Per questo, insieme alla famiglia, abbiamo deciso di denunciare pubblicamente l’accaduto e non solo alle forze dell’ordine. In modo che questi ragazzi comprendano quello che hanno fatto e non lo facciano più».

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