Di Nunno fa marcia indietro: «Ho sbagliato, ho risposto alle provocazioni di un solo tifoso»

Il patron del Lecco spiega le parole pronunciate domenica al Rigamonti Ceppi in occasione di Lecco-Palermo. «Se i tifosi vogliono mi dimetterò e cederò la società al primo che si fa seriamente avanti» ha aggiunto.

Paolo Di Nunno fa marcia indietro. Dopo il delirante discorso dal terrazzino dello stadio Rigamonti Ceppi, che resterà nella storia degli episodi tristi della Calcio Lecco, oggi il patron bluceleste spiega: «Io sono intervenuto solo per impedire che fossero tirati in campo quei petardi potenti che ci costano 5mila euro di multa l’uno. Poi un tifoso, uno solo, si è rivolto a me, mentre parlavo e io gli ho risposto a tono. Mi ha dato del mafioso e mi ha detto che dovevo andarmene. Io ho sbagliato a reagire e avrei dovuto rispondere solo a lui e invece è sembrato un discorso rivolto a tutto lo stadio. Ma non era mia intenzione. Comunque se i tifosi vogliono io mi dimetterò e cederò la società al primo che si fa seriamente avanti. Non è questione di soldi, comunque».

Detto questo Di Nunno è stato abbandonato anche dai suoi figli che non lo stanno aiutando in questo difficile momento. Per ora mister Aglietti rimane in sella anche perché di sicuro Di Nunno non ha nessun nome nuovo da proporre. L’unico disponibile a tornare sarebbe Foschi, mentre Malgrati, anche se richiamato, non potrebbe allenare, non avendo il patentino e non essendoci più Bonazzoli a fargli da ombrello. Una situazione davvero delicatissima, difficile. Disperata sotto il profilo sportivo e difficilissima sotto quello societario. Un esito che il calore e la passione dei tifosi non meritano per tutto quello che hanno dato alla squadra in queste partite. C’è da salvare il salvabile sul campo, ma soprattutto c’è da trovare un nuovo assetto in società.

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