Lecco, come annunciato lunedì 26 settembre, i genitori e bambini hanno pranzato per strada contro il caro mensa, contro quel buono pasto per non residenti che improvvisamente da inizio anno scolastico è volato a 5,70 euro. Oltre il doppio visto che fino a giugno buona parte delle famiglie pagava 2,60 euro, la quota richiesta per la fascia media d reddito.
Fuori dalla scuola elementare di Acquate, sul bordo della strada, il tavolo apparecchiato come se fosse un pic-nic, con tutte le vivande per il pranzo. In realtà ieri c'era ben poco da festeggiare. Una protesta educata ma decisa con tanti genitori che ogni mattina sono costretti, per motivi di lavoro, a portare i loro figli nelle scuole cittadine. E ne farebbero anche a meno se solo i tempi del lavoro e della scuola coincidessero nei loro Comuni di residenza. Genitori che all'improvviso, senza neppure essere avvisati, al momento di acquistare il blocco dei buoni pasto si sono visti chiedere una somma sproporzionata.
Una protesta educata ma decisa. Peccato che l'assessore all'istruzione del Comune di Lecco Francesca Bonacina non si sia fatta vedere. In molti l'aspettavano per aprire un dibattito, per confrontarsi. Peccato pure per l'assenza del dirigente scolastico Renato Cazzaniga, che poteva passare anche solo per dimostrare solidarietà.
<<Il far pagare il contributo massimo non è una scelta di equità, come afferma, in quanto equità è giustizia sociale e dunque andrebbe calcolato sul reddito familiare>>. Hanno detto i genitori.
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