Ecco il sistema tangenti in Valle
intorno al direttore Gianola

Tangenti in cambio di forniture per gli ospedali. Sette persone in manette, altre 10 indagate. E tra gli arresti eccellenti, Luigi Gianola, 65 anni, nato a Bellano e residente a Colico, numero uno dell'azienda ospedaliera di Valtellina e Valchiavenna. Ecco perché è finito in carcere

Sondrio - Tangenti in cambio di forniture per gli ospedali. Sette persone in manette, altre 10 indagate e un blitz che ha colpito al cuore il già fragile sistema della sanità lombarda: eseguite più di 50 perquisizioni domiciliari e negli uffici dei manager nelle strutture sanitarie, nonché all'assessorato alla Sanità lombarda e sequestrate (per equivalente) azioni e beni per svariati milioni di euro.

E tra gli arresti eccellenti, Luigi Gianola, 65 anni, nato a Bellano e residente a Colico, numero uno dell'azienda ospedaliera di Valtellina e Valchiavenna.

Chiariamolo subito. La sua non è una posizione marginale in questa complessa inchiesta che in trecento pagine mette a nudo un presunto sistema di corruzione così ramificato e rodato da far venire i brividi (tra gli indagati anche il direttore generale della sanità lombarda Carlo Lucchina.

No, Gianola è uno dei "perni" su cui ha fatto leva l'inchiesta "La Cueva" a firma dei pm Claudio Gittardi e Antonio D'Alessio, niente meno che della Direzione distrettuale antimafia (Dda).

Oltre a Gianola, i funzionari della D.I.A. hanno arrestato per il reato di corruzione: Giuseppe Lo Presti, 65 anni e i figli Salvo Massimiliano di anni 43, e Gianluca di anni 39, titolari della Hermex Italia srl di Milano; Pier Luigi Sbardolini, di 61 anni, direttore amministrativo dell'Azienda Ospedaliera di Chiari (BS); Massimo Gianluca Guarischi, di 49 anni, consulente, ex consigliere regionale di Forza Italia già nei guai anche per gli appalti post frana in Valle; Leonardo Boriani di 66 anni, giornalista, ex direttore de La Padania.

La ramificata rete di complicità nel mondo sanitario e istituzionale prende le mosse da gravi e presunti episodi di corruzione nell'ambito di vari appalti, tra cui quello per la manutenzione delle apparecchiature elettromedicali dell'ospedale San Paolo di Milano; per l'installazione di sofisticati macchinari per la diagnostica tumorale all'Istituto Nazionale Tumori di Milano e all'Azienda Ospedaliera di Cremona e per la digitalizzazione degli esami radiologici all'azienda ospedaliera di Sondrio.Un appalto da 8 milioni e 950mila euro che avrebbe dovuto consentire di mettere on line tutti gli accertamenti diagnostici di radiologia, medicina nucleare, radioterapia, cardiologia ed endoscopia. Un sistema all'avanguardia. Un appalto bandito nell'estate scorsa (con una commissione composta da membri esterni alla struttura ospedaliera) e poi via via "aggiustato" - secondo gli inquirenti - da Gianola che avrebbe ricevuto o comunque accettato la promessa di 500mila euro dall'amico (e intermediario) Leonardo Boriani, il "direttore" (in realtà non lo è più da anni) de La Padania.

Nel ruolo di corruttori Giuseppe Lo Presti e il figlio Gianluca, oltre a Battista Scalmani (del '55 residente ad Abbadia Lariana) e Pierguido Conti (originario di Como, del '66 e residente a Lumazzano), tutti operanti per conto del raggruppamento di imprese Hermex Italia srl, BS Biotecnologie srl e G.E. Medical System Italia spa (nei guai è finita anche la Brianlab Italia srl, ma non per Sondrio).

Gianola oltre a garantirsi una lauta ricompensa (quasi il 6%) , incassò pure un anticipo di 5mila euro con un "pizzino" consegnato a mano al giornalista, "uomo" dei Lo Presti.

Un anticipo per le ferie, si era giustificato.

Oggi per quei soldi è al fresco. E ci starà per un pezzo a giudicare da quanto riportato nelle 300 pagine di ordinanza di custodia cautelare. L'interrogatorio di garanzia è per domani nel carcere di San Vittore a Milano. L'arresto è invece avvenuto ieri all'alba nella sua abitazione di Colico. Poco dopo i funzionari della Dia e una pattuglia della Guardia di finanza di Sondrio hanno passato al setaccio il suo ufficio all'ospedale di Sondrio e una abitazione di Delebio, seconda casa di uno degli indagati.

Che Gianola si dia da fare per "arrecare agli imprenditori corruttori il vantaggio auspicato" per gli inquirenti non ci sono dubbi. Certo, non ci sono conversazioni telefoniche intercettate ad "incastrare" il manager colichese, ma una serie di telefonate che il Boriani - Dodo per gli amici - fa ai Lo Presto e agli altri imprenditori coinvolti. In una di queste, il giornalista fa riferimento a una richiesta "anomala" in danaro che Gianola gli ha fatto "in vista delle sue imminenti ferie". Cinquemila euro, una richiesta che scrive su un foglietto di carta che consegna direttamente nelle mani del giornalista da consegnare ovviamente in anticipo rispetto alla conclusione della gara d'appalto.

L'8 agosto Giuseppe Lo Presti consegna la dazione in denaro a Boriani che a sua volta la dà a Gianola il 9 agosto. E così la macchina si mette in moto. Pierguido Conti detterà tempi e modi alla stazione appaltante (ovvero Sondrio) per garantire l'aggiudicazione del lavoro.

Di mezzo c'è un sopralluogo da fare e serve una proroga. «Quattro settimane», chiedono i Lo Presti, «abbiamo problemi di garanzie bancarie e fidejussioni», si lasciano sfuggire i corruttori. E puntuale la proroga arriva: 31 agosto 2012. L'euforia è tale che Boriani si lascia sfuggire: «ehh... Gianola abbiamo comprato!» e ancora: «Siamo passati in pole position, ma alla grande». Poi i Lo Presti chiederanno tempo fino al 10 settembre per la presentazione delle offerte e della documentazione. Boriani sa informazioni riservate che solo Gianola può avergli riferito in merito all'appalto e ben prima che la data del 10 settembre venga resa nota i corruttori già ne sono a conoscenza. Anche sul sopralluogo è lui che si dà da fare: chiama Gianola e poi avvisa gli altri. «Ho parlato con il nostro amico (Gianola ndr)... è ok... quando volete bisogna chiamare questo dottor Paroli, ... sa già tutto. Quindi chiamatelo immediatamente e fissate il giorno per il sopralluogo».

L'intervento della "stazione appaltante" riguardo al sopralluogo sarà a dir poco determinante, visto che con la delibera del 9 agosto del 2012 il regolamento verrà modificato al punto che il sopralluogo non sarà più determinante. «A titolo di esempio - recita la delibera - il sopralluogo obbligatorio è da ritenersi facoltativo e la non partecipazione allo stesso o il non inserimento nei documenti a corredo della gara del verbale di sopralluogo non dà luogo all'esclusione della società».

Bene ricordare che non stiamo parlando di un appalto di poco conto ma di una fornitura da quasi 9 milioni di euro. Quindi è più logico immaginare che la pubblica amministrazione metta ulteriore paletti, non il contrario. Un ragionamento che non fa una grinza, ma non a Sondrio.

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