Scoprire Dante
«L’uomo e il poeta
del desiderio»

Le Primavere di Lecco ospiteranno lunedì sera, al Teatro della Società, Franco Nembrini. Educatore e scrittore, Nembrini terrà una serata su “Dante poeta del desiderio” (ingresso libero, iscrivetevi su www.leprimaveredilecco.it) Si tratta di una vera e propria scommessa da parte di chi considera Dante un grandissimo poeta, ma soprattutto crede fermamente che sappia parlare a tutti.

Nembrini, cosa intende quando parla di Dante come di un poeta del desiderio?

Mi riferisco ai tantissimi riscontri testuali ed alla grande frequenza con cui il termine desiderio ricorre nella Divina Commedia, ma soprattutto voglio sottolineare come Dante sia il poeta del cuore dell’uomo, di quell’uomo che è capace di tendere all’infinito. Nel Convivio il poeta parla proprio di come l’uomo, a partire dai piccoli desideri sia in grado di arrivare ai grandi, sino al più grande, ovvero il desiderio di Dio. E’ questo il filo rosso che corre attraverso tutta la Divina Commedia.

E lei quando ha scoperto la Divina Commedia?

E’ successo a 11 anni. In quel periodo stavo lavorando in una gastronomia a Bergamo. Non ero contento, perché ero lontano da casa e avrei voluto fare tutt’altro. Una sera ero stanco morto e stavo per andare a letto quando mi dissero di scaricare un furgone. Dovetti portare in cantina casse di acqua minerale e di vino. Mi venne da piangere ma nello stesso istante mi ricordai una terzina della Divina Commedia, quella in cui il trisavolo Cacciaguida, nel XVII canto del Paradiso, preannuncia a Dante che da Firenze andrà in esilio a Verona: “Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e ’l salir per l’altrui scale. Tu proverai quanto ha sapore amaro il pane mangiato alla mensa di altri e quanto è umiliante cammino lo scendere e il salire per le scale altrui”. Rimasi folgorato perché qualcuno aveva saputo interpretare perfettamente i miei sentimenti. Tutto è cominciato in quella cantina quando ero ancora un ragazzino, a cui, già alla scuola media, una bravissima insegnate aveva saputo far apprezzare i versi danteschi. Fu a lei che giurai che sarei diventato anch’io un insegnante.

Veniamo al tasto dolente. Come mai Dante e la Divina Commedia sono troppo spesso considerati un “mattone” indigeribile dai nostri studenti?

Ricordo quello che mi disse un vecchietto dopo una mia conferenza: “Professore ma quante Divine Commedie ha scritto Dante? Quella che lei ha descritto questa sera è tutta un’altra cosa rispetto a quella di cui mi avevano parlato a scuola”. Qui sta la tragedia della nostra cultura. Bisogna essere chiari, in Italia una certa cultura, con la scusa che la Divina Commedia è difficile, ha eliminato Dante dalla scuola. E questo è il motivo ideologico. C’è poi un altro aspetto che potremmo definire come didattico e riguarda il rapporto che si ha con i ragazzi. Quando io scelgo un insegnante per la scuola che dirigo mi accerto che abbia tre qualità: amore per se stesso e per la vita, passione per quello che deve insegnare e amore per i ragazzi che ha davanti. In sintesi di amore si tratta. Se non ami la vita ed il tuo lavoro è difficile che tu possa far piacere la letteratura ai tuoi studenti.

Complice Dante, lei ha conosciuto Roberto Benigni. Ce ne vuole parlare?

Durante i giorni di Pasqua del 2004 ero in Sierra Leone, quando mi suona il telefono, era Roberto Benigni. Aveva letto tre libretti che avevo scritto sulla Divina Commedia e ne era rimasto affascinato, non smetteva di farmi i complimenti, peraltro immeritati. Mi ha invitato a Roma per la prima del suo “Tutto Dante” e lì ci siamo conosciuti ed ogni tanto ci sentiamo. Tutto qua. Non è assolutamente vero, come qualcuno ha scritto, che sono l’ispiratore della passione di Benigni per Dante.

Lei porta Dante in tutto il mondo. E’ apprezzato anche all’estero?

Tantissimo. Basti dire che recentemente ho incontrato Olga Sedakova, una grande poetessa russa, che vuole tornare qualche mese in Italia per capire se vi sono i presupposti per una nuova traduzione della Divina Commedia in russo. Quando le ho chiesto il perché, mi ha dato una risposta incredibile: “La Russia, oggi, ha sensa ombra di dubbio anche lei bisogno di Dante”.

Gianfranco Colombo

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