La leggenda di 007
è nata a Carate Urio
James Bond era Dick

Pubblicazione Nel 1943 l’arresto dell’agente segreto

con gadget degni del personaggio di Fleming

Le sue imprese hanno meritato una medaglia d’oro

Quando il paracadute di Dick Mallaby, agente segreto inglese di sua maestà, finì nel lago a Carate Urio era la notte del peggior bombardamento su Milano della Seconda Guerra mondiale.

Quando gli agenti lo catturano, gli fecero togliere la muta e lo perquisirono, si accorsero di aver trovato un vero agente segreto, un precursore di James Bond.

Era il 13 agosto 1943 eppure Mallaby era proprio equipaggiato come gli 007 dei film che sarebbero venuti, a partire dalla smoking sotto la muta. La sua storia sarebbe rimasta sconosciuta per chissà quanto altro tempo se un avvocato di Roma, Gianluca Barneschi, non si fosse fatto un domanda: «Cosa ci faceva un inglese sulla nave con il re Vittorio Emanuele III e Badoglio durante la fuga dell’8 settembre 1943?» e, al termine di oltre dieci anni di ricerche, non ne avesse fatto un libro intitolato proprio così: “L’inglese che viaggiò con il re e Badoglio”.

Allora avvocato, cosa ci faceva uno 007 sulla nave con il re e Badoglio?

«Essendo in grado di usare il radiotelegrafo era l’unico collegamento tra il re e gli alleati angloamericani durante la fuga».

Si può dire che fosse uno smartphone in carne e ossa.

«Esattamente. Ho trovato i messaggi di quel viaggio. Il re e Badoglio annunciavano la fuga da Roma, gli inglesi stupefatti chiedevano: ma come non dovevate difenderla voi Roma e quelli: no, no, scappiamo. Scappavano così senza aver dato istruzioni all’esercito, lasciando le truppe sole a se stesse».

Una fuga alla Schettino....

« Più che altro una pagina di verità che ha cambiato la storia. Questo libro ha il merito di raccontare dettagli che non erano ancora stati svelati e per questo ha già vinto premi».

Tutto è nato dalla sua curiosità su Mallaby, che ha ancora la moglie e due figli, un maschio e una femmina.

«All’inizio erano perplessi, pensavano che essendo stato lui una spia ci fosse ancora il diritto alla riservatezza. Ma poi ho mostrato loro i documenti che avevo trovato negli archivi storici inglesi e americani e li ho convinti».

Tutto frutto di una ricerca lunga, molto lunga.

«Molti mi chiedono dove trovassi il tempo di fare tutte queste ricerche, ma io sono appassionato di storia e alla fine la mia tenacia è stata premiata. La famiglia di Mallaby mi ha preso in simpatia, mi ha spiegato quel che volevo sapere e alla fine mi ha anche consegnato il diario».

E così ha scoperto che la sua storia si intreccia con il lago di Como.«In più di un’occasione a partire dall’atterraggio.

«Sono venuto a Carate Urio a intervistare i testimoni oculari che l’hanno visto paracadutarsi. L’hanno arrestato e poi mandato al carcere di Como, poi Milano, di nuovo Como. La sua missione era aiutare sedicenti partigiani. Dico sedicenti perché in realtà non lo erano e sarebbe stato comunque arrestato».

Mallaby era del 1919, e dunque aveva 21 anni. Tentò anche di spacciarsi per italiano ma gli andò male.

«Aveva perso la madre da piccolo e contestualmente il padre aveva ereditata una proprietà ad Asciano, in provincia di Siena, e si era trasferito con la nuova compagna. Mallaby era cresciuto in italia, con la vita agiata che consentiva il suo stato, ma era inglese e appena scoppiò la guerra tornò a Londra ad arruolarsi». Proprio il Comune di Asciano gli ha conferito una medaglia d’oro per il coraggio dimostrato nelle missioni in Italia.

E dopo il carcere?

«Era un radiotelegrafista venne mandato a Roma al ministero a trasmettere messaggi agli alleati anglo americani ad Algeri». Mallaby è morto a Verona nel 1981, a 62 anni.

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