Ha vinto Zamboni
La storia di Ulisse
è piaciuta alla giuria

Teatro della SocietàSul palco intervistati i tre scrittori

A Scurati il secondo posto, terzo Colombati con “1960”

Il ruolo nella letteratura dell’autore dei Promessi sposi

È Massimo Zamboni con il suo “L’eco di uno sparo” (Einaudi) ad aggiudicarsi l’undicesima edizione del “Premio Manzoni al romanzo storico”. Vince così la storia di Ulisse, nonno di Zamboni, squadrista e membro di un direttorio del fascio che nel febbraio 1944 viene ucciso da un colpo alle spalle. Diciassette anni dopo un’altra pallottola uccide il partigiano che sparò quel giorno, ma a impugnare l’arma è un compagno, ex gappista responsabile dell’uccisione di Ulisse. Èuna vicenda piena di colpi di scena, ma soprattutto molto personale per l’autore che è riuscita a stregare la giuria popolare del Premio Manzoni.

Secondo classificato Antonio Scurati con il suo “Il tempo migliore della nostra vita” (Bompiani), terzo “1960” di Leonardo Colombati (Mondadori).

Al Teatro della Società di Lecco si è svolto ieri pomeriggio l’ultimo atto del premio Manzoni organizzato da “50&Più” Confcommercio Lecco che lo scorso 24 ottobre aveva assegnato il “Premio Manzoni alla carriera” allo scrittore e attivista cileno Luis Sepúlveda.

Durante la serata c’è stato un imprevisto con la défaillance dell’ultimo secondo di Andrea Vitali, scrittore bellanese, che avrebbe dovuto intervistare sul palco gli scrittori. Così hanno fatto le sue veci Ermanno Paccagnini, presidente della giuria del Premio Manzoni e Stefano Motta professore di studi manzoniani. La discussione sul palco si è subito infiammata tra gli scrittori, soprattutto tra Colombati e Scurati quando gli è stato chiesto se per loro in questo momento stiamo vivendo la Storia. L’autore di “Il tempo migliore della nostra vita” che narra le vite dell’intellettuale Leone Ginzburg e dei nonni dell’autore che in modi differenti hanno fatto la Resistenza sostiene: «Quelle erano vite da Storia, ora le nostre sono vite da cronaca, non abbiamo una proiezione nel futuro o di responsabilità che vadano oltre il weekend. Le loro vite avevano qualcosa di speciale, alle nostre manca qualcosa, c’è soprattutto della penuria spirituale». Colombati che con il suo “1960” descrive quella Roma magica dei Giochi olimpici, della Dolce vita e delle canzoni di Little Tony è di parere contrario: «Sono contento di vivere in un periodo di pace e mi riferisco al mondo occidentale. La Storia non può essere mai giudicata dai contemporanei, stiamo attraversando un periodo di enormi cambiamenti, di migrazioni e terrorismo, la Storia è anche questa».

Agli scrittori sul palco è stato anche chiesto del loro rapporto con il Manzoni. Scurati: «Quando ho iniziato a scrivere questo libro mai avrei pensato di fare un romanzo storico, è uscito così naturale, era una vicenda della mia famiglia molto dolorosa di cui volevo scrivere. Ne “I Promessi Sposi” Manzoni parte descrivendo dall’alto la scena, come si fa nei film, e pian piano scende verso Lecco e entra nelle vie fino a incontrare don Abbondio. Anche io ho iniziato il mio libro in questo modo, credo che questo sia qualcosa che abbiamo dentro e che ci è stato insegnato proprio dal Manzoni fin da quando lo abbiamo letto a scuola». L’autore romano dice di avere riletto il libro la scorsa estate: «E mi sono divertito molto con quel suo modo così particolare, cinematografico, di descrivere le scene.È sicuramente uno dei romanzi più importanti della nostra letteratura». Scurati punta più il dito sul problema delle nuove generazioni nel leggerlo: «Già io ho fatto fatica a farlo quando ero un ragazzo, non oso immaginare quelli di oggi. È più semplice per i giovani leggere i capolavori stranieri ritradotti ora in italiano rispetto a un nostro autore dell’Ottocento».

Sul palco per assegnare il premio a Zamboni tutta la giuria del Premio (quest’anno è stato introdotto il voto popolare tramite la scelta da parte di sei librerie lecchesi di 50 lettori), il sindaco di Lecco Virginio Brivio e l’assessore comunale alla cultura Simona Piazza.

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