Frontalieri, rinnovo dei permessi
soltanto dalla polizia

Colloqui per aprire un’attività e “muri” burocratici

L’operazione consentirà un risparmio da 800mila euro

Como

Il “muro” di burocrazia pensato da tempo dal Governo di Bellinzona per arginare il boom di frontalieri e (non da ultimo) di padroncini, sta per essere definitivamente eretto. Le fondamenta sono state poste con la Lia, la Legge per le Imprese Artigiane in vigore dal 1° ottobre, un autentico guazzabuglio normativo. Il casellario giudiziale ha aggiunto stabilità alla struttura.

Ora il ministro ticinese Norman Gobbi ha dato il via ufficiale ai lavori di consolidamento. In che modo? Annunciando che «i lavoratori frontalieri in futuro si dovranno rivolgere (per le pratiche di rito, ndr) direttamente ai posti di polizia e non più agli uffici della migrazione» e «se vorranno aprire un’attività in Ticino dovranno sostenere un colloquio all’Ufficio Nuove entrate di Lugano».

Gobbi ha spiegato che l’intento dell’iniziativa - che per certi versi ha del clamoroso - è doppio: rafforzare i controlli e portare una boccata d’ossigeno alle casse cantonali attraverso un risparmio quantificato in 800 mila franchi (720 mila euro).

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