Nancy a tu per tu con un enorme squalo bianco, la riva – agognata salvezza – dista qualche centinaia di metri. Terrore e paura, ma anche necessaria lucidità e prontezza di riflessi per uscire viva da un incubo che si manifesta in un contesto paradisiaco, quello di una spiaggia messicana bella e incontaminata che regala le onde “giuste” per surfare al meglio. Quella della ragazza è una scelta dettata da anima e cuore: decide di recarsi nel luogo dove sua mamma, morta di recente, amava andare anche quando era incinta di lei. Parte da sola, dopo che l’amica con cui avrebbe dovuto viaggiare, le dà buca all’ultimo: è un locale, Carlos, ad accompagnarla fin lì. Surf, divertimento, pace: l’armonia del luogo fa il paio con i delfini che sguazzano gioiosi e contribuiscono a definire uno scenario idilliaco. In un attimo, tuttavia, il contesto viene stravolto: Nancy, in acqua, scorge un cetaceo morto dilaniato, subito a ruota appare lui. Un enorme squalo bianco nelle acque basse vicino alla riva non le dà tregua e diventa sentinella instancabile che impedisce alla ragazza di raggiungere la spiaggia. In un susseguirsi di suspance e colpi di scena, la lotta impari tra la giovane e il killer degli abissi lascia con il fiato sospeso tra brutte ferite, il freddo della notte e imprevisti a catena di fronte ai quali Nancy deve vendere cara la pelle per salvarsi la vita. Blake Lively ha smesso i panni della Gossip Girl per tuffarsi in un thriller che – sebbene impostato sulla tutt’altro che originale lotta tra l’uomo e lo squalo – risulta godibile e convincente.
