Il piromane a Tartano, la libertà vigilata
non rassicura il paese

Dopo la condanna inflitta mercoledì a Giovanni Oteri, il 61enne originario di Messina accusato di un’incredibile serie di danneggiamenti, incendi e minacce negli ultimi dieci anni, non si placa ancora la preoccupazione degli abitanti di Tartano, convinti purtroppo che la misura di sicurezza a cui è stato sottoposto dal giudice in sede di sentenza potrebbe non bastare a tenerli al sicuro. Oltre alla condanna a 2 anni, 8 mesi e 5 giorni di reclusione, che è relativa a una serie di accuse nel periodo compreso tra il 2015 e il 2020, nei confronti di Oteri, soprannominato Gother e considerato il piromane di Tartano, è stata infatti decisa dal giudice Valentina Rattazzo la misura di sicurezza della libertà vigilata per due anni con obbligo di frequentare il Centro psicosociale (Cps). Una misura che diventerà effettiva solamente quando la sentenza sarà definitiva.

Emerge, però, che da qualche mese Oteri è già sottoposto a un’altra misura di sicurezza, sempre della libertà vigilata, relativamente a un altro procedimento. Non è quindi libero a tutti gli effetti, ma quasi, e questo nonostante a gennaio di quest’anno sia stato arrestato e accusato di 4 roghi, due auto e due abitazioni, nel giro di una decina di giorni a inizio anno. La Procura infatti dopo l’arresto ha disposto una perizia psichiatrica sull’uomo e dall’esame del consulente è emerso che, per il tipo di patologie, all’epoca dei fatti l’arrestato era “totalmente incapace di intendere e volere”, quindi in caso di condanna sussiste una causa di non punibilità. Il giudice Antonio De Rosa, ricevuto l’esito della perizia, il 23 aprile scorso ha pertanto disposto la scarcerazione.

«In questi casi - ha spiegato tre settimane fa l’avvocato Maurizio Carrara del Foro di Sondrio, difensore dell’indagato - non possono essere applicate misure cautelari e il mio assistito è ora totalmente libero. Tuttavia mi ha assicurato che, a breve, intende lasciare Tartano per recarsi a Messina per prendere contatti con il Centro di salute mentale della città siciliana e proseguire nell’isola il suo percorso di recupero, che pure durante la detenzione non ha mai interrotto». Eppure, Giovanni Oteri risulta ancora vivere nel paese orobico, e i residenti in particolare di Campo, dove abita, in via Spini, e dove si è concentrato il maggior numero di episodi a lui riconducibili, continuano a essere preoccupati, convinti che solo la detenzione in carcere possa tenere al sicuro il paese. Si dice, comunque, soddisfatto della condanna inflitta mercoledì l’avvocato Francesco Romualdi, che difende alcune delle vittime di Oteri.

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