Livello del lago, «la situazione rimane critica ma ora si è stabilizzata»

Emanuele Mauri, presidente del Consorzio dell’Adda: «Siamo a 105 centimetri sopra lo zero idrometrico, ossia 40 centimetri sopra la media del periodo ma ancora lontani dai massimi raggiunti in questi stessi mesi negli anni Ottanta, quando il livello del lago toccò quota 170 centimetri. In questo momento la diga di Olginate è completamente aperta»

«La situazione rimane critica, ma si è stabilizzata». Sono stati giorni di attesa febbrile per Emanuele Mauri. Attesa per capire come le forti piogge avrebbero influenzato il livello del lago. «Siamo a 105 centimetri sopra lo zero idrometrico. – spiega il presidente del Consorzio dell’Adda –. Siamo 40 centimetri sopra la media del periodo ma ancora lontani dai massimi raggiunti in questi stessi mesi negli anni ’80, quando il livello del lago toccò quota 170 centimetri. In questo momento la diga di Olginate è completamente aperta, cosa che permette la fuoriuscita di 500 metri cubi d’acqua al secondo. Vedremo se nei prossimi giorni ci saranno nuovi temporali». Il primo livello di allerta a Como scatta già a 95 centimetri sopra lo zero idrometrico. Se il lago dovesse raggiungere i 120 centimetri, di sicuro a Como esonderebbe e anche in altre zone si registrerebbero delle criticità. «Negli ultimi sei mesi – rivendica Mauri – l’attività di regolazione che portiamo avanti attraverso la diga ha permesso di evitare delle fuoriuscite in almeno due o tre occasioni, incluse le ultime piogge. Aprile e maggio sono stati due mesi da record da questo punto di vista. Solo negli scorsi giorni sono caduti più di 300 millimetri d’acqua nel comasco e più di 100 millimetri nel lecchese». A fare la differenza è stata la scelta del consorzio di tenere la scelta del consorzio di tenere il livello della fuoriuscita dalla diga a 200 metri cubi al secondo nelle ultime settimane.

«Questo ci ha permesso di raggiungere tre obiettivi, – sottolinea il presidente dell’ente – ovvero garantire una piena produzione idroelettrica, permettere l’avvio della stagione irrigua e, soprattutto, creare la capacità di invaso necessaria per gestire l’onda di piena senza difficoltà».

In base alle normative, il consorzio dell’Adda agisce nello spazio tra due situazioni limite: meno 40 centimetri rispetto allo zero idrometrico e più 130 centimetri rispetto allo zero idrometrico, misurati alla stazione di Malgrate. Ciò equivale ad volume d’acqua regolabile pari a 250 milioni di metri cubi. «Credo – prosegue Mauri – che, per quanto gli effetti del cambiamento climatico debbano essere valutati su un periodo di minimo vent’anni, questa dinamica ci stia spingendo verso un’alternanza sempre più repentina tra periodi siccitosi e fenomeni metereologici molto intensi che andranno gestiti attraverso la creazione di bacini e vasche di laminazione». Mentre il cantiere delle paratie a Como è in fase di ultimazione, sulla sponda lecchese del lago non si sta certo fermi da questo punto di vista. «Il cinematismo di movimento delle paratoie 3 e 4 – spiega Mauri – è stato provvisoriamente ripristinato quindi le due strutture sono movimentabili. In parallelo abbiamo sottoposto al servizio dighe un progetto per il rifacimento complessivo dei due cinematismi. La spesa complessiva è di 150mila euro».

Si tratterebbe dell’ultimo investimento di una lunga serie al fine di ammodernare la diga olginatese, realizzata negli anni ’40. «In passato – ricorda Mauri – avevamo rifatto le paratoie, i camminamenti e le parti elettriche. Manca solo la sostituzione dei cinematismi.

Prima cambieremo quelli delle due paratoie che avevamo avuto problemi e in seguito agiremo sugli altri. Proveremo a partecipare a bandi europei per recuperare le risorse necessarie all’intervento». Del resto, conclude il presidente del consorzio dell’Adda, «l’acqua non è una risorsa illimitata e può essere una nostra alleata solo se viene gestita con responsabilità».

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