Cara Provincia,
dopo aver ascoltato per anni i miei genitori dire: «Bisognerebbe unirsi alla Svizzera, così saremmo tutti milionari», ora scopro che l'ineffabile Giuliano Bignasca, leader della Lega dei Ticinesi propugna un'Insubria monstre, e vorrebbe annettere al Cantone le province di Como, Varese e Lecco oltre al Verbano Cusio Ossola e, udite udite, la Valtellina e perfino la Bergamasca.
Un mega Canton Ticino con almeno due milioni di abitanti in più, con i frontalieri tanto vituperati che di colpo avrebbero gli stessi diritti dei nati a Chiasso o a Mendrisio, a patto però, e qui sta la sottigliezza politica del Bignasca, che prima si lavino i panni sporchi in casa e si presentino mondi di ogni peccato al Gran Consiglio ticinese.
Altrimenti le infrastrutture elvetiche rimarrebbero lontane anni luce dalle nostre povere cose che non funzionano mai quando dovrebbero, né i cari ticinesi si accollerebbero i milioni di euro dei nostri debitucci.
In più chiede il cambiamento della Costituzione e opportune votazioni nei territori dell'”anschluss”, peraltro convinto dell'obbedienza di circa l'80 per cento dei valtellinesi. Se poi arrivasse Bossi con i famosi “bergamaschi armati” il nuovo Stato avrebbe già le sue brave guardie di confine equipaggiate di fucili Beretta invece che della balestra di Guglielmo Tell…
Carlo Invernizzi
Caro Invernizzi
il buon Bignasca che si arma di pennarello e traccia nuovi confini ricorda sempre di più Charlot nella famosa scena del Mappamondo nel film “Il dittatore”. Il politico, stufo di lasciare tronchi autostradali o piccoli trafori come memoria di sé, ora pensa in grande e vuole rinverdire i fasti dei conquistadores, unendo i domini verbali a quelli geografici. Con tutta la simpatia per gli amici svizzeri, ci attende un futuro di orologi a cucù obbligatori in salotto, e premi di produzione pagati in stecche di toblerone.
Vittorio Colombo
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