Lo spread sfiora i 490 punti base. Mario Monti è accolto trionfalmente negli Stati Uniti come "l'uomo più importante d'Europa".
Qui da noi una procura intercetta il Presidente della Repubblica che solleva conflitto di competenza, polverone ideale per accantonare la realtà; Berlusconi si ricandida e la questione centrale è se il suo partito si chiamerà Forza Italia o no; del Partito Democratico non sappiamo quasi nulla: se farà le primarie, quali saranno le alleanze, quale legge elettorale propone, quale sarà la politica economica e finanziaria del 2013, perché, si dice, bisognerà pure modificare la linea Monti; la Cgil, per dirla come disse Berlinguer dell'Urss, ha esaurito la spinta propulsiva; siamo tutti in ansiosa attesa delle dimissioni della Minetti; la Lega ha operato una vera rivoluzione: dal simbolo ha tolto il nome di Bossi e ci ha scritto Padania.
Percosso da tanto "fumo latino e latina frivolezza", "io venni men così com'io morisse; / e caddi come corpo morto cade".
Ulderico Monti
Completiamo il contar su dantesco: mentre che l'uno spirto disse questo, l'altro piangea. Piangiamo idealmente (intimamente) un po' tutti, di fronte alla mediocrità della situazione. Soprattutto di fronte al chiacchierare vano al cospetto di realissimi problemi. La nave affonda e a bordo si discute del menù della serata.
I problemi si pensa di risolverli cambiando il nome ai partiti, o riempiendone il dibattito interno di questioni lontane chilometri da quelle emergenziali. Oltre a mancare molto altro, manca il senso della concretezza. L'empatia con i cittadini. Il mettersi sulla loro lunghezza d'onda.
L'avvertire il polso del Paese. Si guarda al domani più che all'oggi, ma al domani solo in chiave elettorale.
E ciascuno dei possibili concorrenti è sicuro che sarà egli stesso "la colomba dal disio chiamata che verrà alfine per l'aere maligno".
Bonificandolo. Mah. Di sicuro c'è solo che l'Inferno dell'Alighieri non appare peggiore dell'inferno delle ringhiere politiche contemporanee.
Max Lodi
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